Oggi, appassionati lettori, parliamo di Battlefield: Bad Company 2. Siamo nel 1944 nei panni di un gruppo di marines intenti a recuperare uno scienziato giapponese defezionario, creatore di un’arma segreta capace di ribaltare le sorti del conflitto. Ovviamente qualcosa andrà storto, condannando all’insuccesso la missione di recupero. Dopo un salto di settanta anni troviamo i nostri in Siberia, durante quella che è a tutti gli effetti la terza guerra mondiale.
Nei panni del soldato Marlowe dobbiamo assistere un nostro agente mandato in territorio nemico per raccogliere qualcosa, qualcosa che scopriremo essere quanto andato perduto nel prologo iniziale.
Come si intuisce facilmente dalla trama appena descritta si tratta di un titolo stile Call of Duty. La varietà e qualità delle ambientazioni e delle missioni è veramente altissima. I diversi scontri a fuoco, per quanto ben orchestrati, sono un po’ troppo diluiti all’interno dei vari livelli e, considerando l’eccellenza dei combattimenti su veicoli che contraddistingue la serie, si sente la mancanza di ulteriori sessioni a bordo di carri armati, navi o elicotteri.
Un altro grande pregio di Bad Company 2 è quello di mandare a video degli scenari di una profondità visiva e di un’ampiezza quasi colossale e iperdettagliati La modalità multiplayer è il vero fiore all’occhiello di questo titolo. Infatti oltre alla classica modalità deathmatch BC2 propone l’ormai collaudatissima “Conquest” e la più adrenalinica “Rush”. Le tredici missioni che compongo la campagna in singolo giocatore si rivelano generalmente lineari, un susseguirsi di obbiettivi chiari e ben segnalati che ci condurranno senza particolari deviazioni dal punto d’inizio a quello di fine.
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