Nell’ampio settore videoludico oggi abbiamo deciso di pescare e di analizzare Kingdoms of Amalur: Reckoning. Annunciato nell’estate dello scorso anno da Electronic Arts come un progetto destinato a portare una ventata di freschezza nel genere dei giochi di ruolo occidentali, Kingdoms of Amalur: Reckoning ha impegnato un cast stellare di programmatori, autori e designer messo in piedi da EA per cercare di ritagliarsi uno spazio più ampio nel mercato elitario e sempre più esigente dei GDR.
Basta solo pensare che la trama del gioco è stata scritta da Robert Anthony Salvatore che è un celebre scrittore di libri fantasy statunitense.
Nel gioco vestiamo i panni di un eroe tornato in vita grazie alla potente magia del pozzo delle anime, un imponente artefatto costruito dagli gnomi, in grado di restituire le anime mortali alle spoglie dei defunti. Il nostro compito è quello di cambiare le sorti del mondo di Amalur. Prima di imbarcarci in questa lunga avventura, possiamo scegliere quale personaggio interpretare tra le quattro razze che popolano le terre di Faelands: gli Almain, ovvero i tipici umani civilizzati, i Varani, possenti barbari scesi dalle terre del nord in cerca di avventura e ricchezza; infine i Dokkalfar e i Ljosalfar, entrambi membri della stirpe Alfar, immortali abitanti di queste lande esotiche.
Una delle cose più belle del gioco è la spettacolarità degli incontri che vedono l’interazione della magia e delle armi in un tripudio di potenti attacchi che sfiorano il picchiaduro e gli action game. Il gameplay di Kingdoms of Amalur: Reckoning miscela azione ed esplorazione, con il nostro personaggio che si muove in un vasto open-world con visuale in terza persona. Un titolo sicuramente da non trascurare reperibile sul mercato sia per PS3 che per Xbox 360