Papo & Yo: nome stravagante per un gioco particolare. E’ possibile raccontare un’esperienza personale attraverso il videogioco? Ecco la domanda che ci dobbiamo porre prima di esaminare questo titolo. Nel cinema e nella letteratura, ma anche nella musica, gli esempi si sprecano, con registi, scrittori e musicisti che tentano di raccontare al proprio pubblico un pezzo della propria vita.
Questo è un videogame che parla della maledizione di avere un padre mostruoso e incontrollabile. Il designer Vincent Caballero, in questo piccolo videogame sviluppato da Minority, esorcizza i ricordi di un’infanzia tormentata, vissuta all’ombra di un genitore perduto nell’alcolismo. E lo fa conducendoci in un mondo colorato, che la fantasia ha ancora il potere di dominare. Il protagonista è Quico, bambino di colore che vive in una favela brasiliana e che fugge dalla sua triste realtà attraverso visioni fantastiche e distorte.
Nella sua immaginazione la baraccopoli diventa viva, animata, coloratissima. Il gioco è sostanzialmente un platform con enigmi molto facili, in cui si avanza speditamente attraverso percorsi semplici e lineari. Eccezionale il comparto sonoro, in particolare le musiche, originali, avvolgenti e mai fuori contesto. Le melodie si presentano mai troppo drammatiche né inutilmente melense. L’incredibile unicità di Papo & Yo sta proprio nella forza e nella leggerezza con cui ci racconta il dolore di un figlio, chiamato a fare quello che per ogni figlio è impossibile fare: odiare il padre; rinnegarlo. Il suo aspetto videoludico passa in secondo piano ed il gioco diventa uno strumento quasi educativo.