Riuscire a definire il genere di un prodotto videoludico il più delle volte è semplice ma in alcuni casi diventa davvero un’impresa. Vi sono giochi che si collocano a metà strada fra più tipologie e di questa gamma fa parte anche il titolo che andremo ad esaminare in questa recensione. Parliamo di Dishonored, gioco realizzato dal team di sviluppo Arkane Studios. In questo titolo il protagonista è Corvo Attano, guardia del corpo personale dell’Imperatrice, accusato ingiustamente dell’assassinio della stessa e del rapimento di Emily, l’erede al trono. Il suo obiettivo sarà molto semplice: eliminare, uno dopo l’altro, tutti i responsabili del regicidio, liberare Emily ed insediarla sul trono.
Il gioco è ambientato nella immaginaria città di Dunwall, fortemente ispirata alla Londra della prima rivoluzione industriale e permeata da un’affascinante commistione di tecnologia e misticismo che la rende tetra e inquietante. La storia di Dishonored si sviluppa linearmente nel corso di nove missioni distinte, ma la particolarità del titolo di Arkane Studios sta nella grande libertà fornita al giocatore in ognuna di queste, che rappresentano una specie di piccoli mondi autocontenuti e liberamente esplorabili.
Il gioco presenta molta varietà infatti il nostro eroe avanzando nella campagna potrà evocare un gruppo di famelici ratti per divorare i nemici, vedere attraverso i muri, creare possenti onde d’urto per stordire le guardie o rimandare proiettili al mittente, rallentare il tempo, e persino possedere creature viventi. Dal punto di vista grafico, infine, gli sviluppatori hanno fatto davvero un ottimo lavoro ricco di fantasia e di creatività.